Grappino Astronauta - new -


C’era una volta un gattino nero, con un bel musetto bianco: il suo nome era Grappino.

Era un gatto molto curioso e attento a ciò che accadeva nel mondo degli umani.

Viveva  accanto a Federico, il bambino con cui giocava e guardava i cartoni animati e le avventure trasmesse dalla televisione.

In quei giorni parlavano molto di una navicella spaziale che avrebbe portato gli uomini sulla Luna.

“ Sulla luna? Chissà se ci sono topi sulla Luna” pensò Grappino “ potessi andare anch’io sulla Luna a vedere ! “

Questa idea lo allettava e decise di uscire di casa alla chetichella e raggiungere il punto di partenza della navicella spaziale.

Fu un viaggio lungo e faticoso, ma alla fine si trovò davanti ad una visione spettacolare: c’erano cavi, pali, tralicci e una grande cosa cilindrica che s’innalzava sino a toccare il cielo e tutto era di acciaio luccicante

“ Quella deve essere la navicella di cui parlano “ Ispezionò i dintorni, le girò attorno facendo molta attenzione che nessuno lo vedesse e poi si nascose per aspettare il momento più opportuno per entrare.

Il sole, terminato il suo giro, scomparve all’orizzonte e tutti gli umani lasciarono il Centro Spaziale.

Grappino guardò in alto, il traliccio che reggeva quella Cosa arrivava sino alla sua punta e decise di arrampicarvisi. Salendo da un ferro all’altro, come fra i rami di un albero, raggiunse la cima della navicella.

“ Povero me, speriamo si apra qualche sportello perché non posso tornare giù, sono così in alto… se guardo di sotto mi gira la testa!”

Lo sportello c’era, era solo una fessura, ma Grappino infilò una zampetta e l’allargò quanto bastava per  poter entrare.


Si trovò in uno strano spazio: c’erano alcuni schermi televisivi, dei pannelli con bottoni bianchi, rossi, verdi, neri, gialli e tante finestrelle dalle quali si vedeva il cielo stellato, e, ancora fili elettrici, cavi, tubi, strane poltrone ed altre cose indescrivibili.

Grappino si raggomitolò su una di quelle poltrone e, stanchissimo, si addormentò.


Lo svegliarono dei forti rumori. Presto, presto andò a rintanarsi in un angolino dietro ad una matassa di tubi flessibili.

C’era un rumore frastornante che si avvicinava sempre di più. Improvvisamente lo sportello si aprì ed entrarono tre figure: erano grosse, bianche e portavano una valigetta. Ecco, ora vedeva i volti: erano uomini, vestiti in modo strano. Si misero in testa delle cose che coprivano tutto il volto, ma erano trasparenti. Si legarono a quelle poltrone e attesero.

Non molto, in verità, perché in risposta ad una voce, che proveniva da un altoparlante, cominciarono a premere quegli strani tasti

Improvvisamente un gran rullio fece tremare tutto l’abitacolo, era sempre più forte e un fragore spaventoso accompagnò la partenza

Il razzo saliva, il rumore anche e poi…e poi… e…

Il povero gatto venne schiacciato contro la parete, buttato per aria, fatto ricadere in malo modo da quell’abitacolo  in movimento.

“  Miaoh…Miaoh…” pianse alla fine senza più preoccuparsi di essere scoperto.

I tre astronauti si voltarono di scatto e lo videro.

La navicella era finalmente uscita dall’atmosfera terrestre e tutti cominciarono a galleggiare  per la mancanza della forza di gravità.

Gli astronauti si tolsero quella strana tuta e cercarono di afferrare il gattino

“ Poverino – disse uno di loro – come avrà fatto ad entrare qui? “

Intanto lo accarezzava e lo coccolava tenendolo ben stretto.

“ Voi non immaginate che cosa ho passato! “ pensò Grappino.

“Bisogna mettergli sotto le zampe delle piastrine magnetiche” Esclamò l’altro astronauta. “ Ci penso io “ Concluse il terzo.

“ Forse avrà pensato di venire con noi per vedere se sulla Luna ci sono topi lunatici!” Esclamò ridendo il primo astronauta.

“ Ma che bravo, mi ha proprio capito.” Pensò Grappino.

“ Allora gli dobbiamo costruire una tuta spaziale”

“ Non sarà facile, come possiamo fare?”

Intanto al controllo a terra la notizia del gatto nella navicella aveva causato uno scompiglio. La cosa era grave. Come era potuto entrare ? Il portello era stato dimenticato aperto?

Gli astronauti tranquillizzarono tutti dicendo che avrebbero provveduto loro al gatto.

Non si saprà mai come fecero, ma la tuta fu pronta e quando il primo uomo lasciò l’impronta sul suolo lunare anche Grappino lasciò le sue.

Topi non se ne vedevano, ma nemmeno mosche, farfalle, insetti vari, niente di niente. Ogni passo di Grappino era un saltello come se stesse camminando su di un tappeto elastico. Era divertentissimo saltellare da un sasso all’altro anche se qualche caduta non era proprio piacevole.


A missione finita la capsula spaziale rientrò sulla Terra. Tutti acclamarono gli astronauti, ma anche Grappino ebbe le sue soddisfazioni: gli fu data la medaglia d’oro di  PRIMO GATTO  ASTRONAUTA-



Nada Reale


pubblicato su:

"Nonno raccontami una storia che io la illustrerò" A.N.T.E.S.  edizione 2oo7.