Viva, viva i liberadur ! -- ew


Avevo nove anni quando gli Angloamericani, a bordo dei loro blindati, entrarono a Milano: era l’aprile del 1945.

L’ingresso alla città, dalla via Emilia, era piazzale Corvetto.

I marciapiedi della via Marochetti e il Corso Lodi erano gremiti di gente. Il “Gamba de Legn”( una vettura tranviaria che collegava, appunto, da Via Marochetti,  Piazzale Corvetto alla stazione ferroviaria di Rogoredo) era fermo e mio padre mi ci fece salire perché vedessi meglio: la gente era veramente tanta e si spintonava per poter essere in prima fila.

“ Eccoli! Eccoli!”

“ Evviva, evviva i liberadur!”

Tutti urlavano e battevano le mani esprimendo un entusiasmo sfrenato.

Io, bambina, che aveva tanto sofferto quando nel rifugio antiaereo, nelle cantine della nostra casa in Via Polesine, sentivo il sibilo delle bombe sganciate dagli aerei nemici e stavo ad aspettare il boato dell’esplosione che, fortunatamente era sempre lontano e la mia nonna Augusta che sospirava: “ Questa volta non è toccato a noi” e proseguiva a recitar Ave Maria con il suo Rosario dai grossi pallini bianchi. Io che  avevo davanti agli occhi il grande manifesto che riproduceva i bambini morti sotto il bombardamento nella scuola elementare di Gorla stesi l’uno accanto all’altro… io non capivo.

Non potevo capire perché applaudissero dei soldati che ci avevano fatto tanto soffrire.

“Perché, perché ???” -  mi chiedevo sbigottita.

Certo, poi lo capii e fu mio padre  a spiegarmelo: anche lui corse gravi rischi per aver aiutato i Partigiani.

Ma a riconciliare quella bimbetta con gli Angloamericani fu il cioccolato.Una dolcezza avvincente e nuova, io avevo conosciuto solo il “surrogato”: chi lo ricorda converrà con me che era una schifezza.

Mio fratello Sergio, allora diciottenne, con il suo piccolo gruppo musicale cominciò a suonare per i militari americani che avevano occupato la scuola elementare di Via Polesine. Quando tornava, portava scatolette di Sgombro e tanto cioccolato per me e i bimbi dei nostri vicini di casa.

Sono bei ricordi? Certo la realtà ha sempre due facce: quella positiva è decisamente opposta a quella negativa. Il segreto del vivere bene sta nel cercare di ritrovare se stessi nella positività.

Nada Reale

pubhblicato da: www.corriere.it/cronache/speciali2009/memorie01/notizie/261109-nada-reale  del 30/11/2009