Il cesto


Sulla soglia del negozio di Martina apparve Luisa reggendo un gran pacco avvolto da una carta con la stampa di una tintoria e, sopra vi era adagiato un mazzolino di rose variopinte.

-      Sono gli ultimi fiori dei miei rosai – disse Luisa sorridendo.

Martina le andò incontro contenta di rivederla.

Appoggiarono il pacco sopra il banco:- E’ per te.- disse Luisa, e Martina l’aprì curiosa.

Al primo strappo fu subito investita dagli inconfondibili profumi dell’orto: in un cesto c’erano, ben sistemati, un mazzolino di basilico dalle grandi foglie, uno di prezzemolo, uno di salvia e rosmarino, un ciuffo d’insalata, alcuni pomodori rossi e turgidi e altri più acerbi e nel bel mezzo c’era un vasetto di pesto al basilico e una boccetta di aceto balsamico.

Fu tanta la gioia di Martina che Luisa ne rimase colpita. A dire il vero, non era molto convinta di fare cosa così gradita all’amica, portandole quel semplice dono, invece, non poteva fare a Martina regalo più grande.

Il cesto così ben preparato era stata opera del marito Giò, lui aveva pareggiato per benino i gambi e legati i singoli mazzetti accostandoli con cura.


A volte si cerca chi-sa-che-cosa per dimostrare agli amici il nostro affetto e poi si scopre che è proprio nelle piccole cose l’amicizia più grande, quella sincera che scaturisce da un dare e ricevere con semplicità.


Martina amava l’idea dell’orto che lei non avrebbe forse mai potuto possedere perché era costretta a vivere in città, per via del suo lavoro nel negozio. Quante volte aveva sognato di avere un quadratino di terra su cui veder germogliare le stagioni…La sua realtà era lì, legata ad un lavoro che anche le piaceva: per la sua natura estroversa amava stare a contatto con le persone.

"In ogni situazione c’è un pro e un contro e c’è un’illusione e una realtà - diceva Martina a se stessa - Il lato illusorio e fantastico esalta solo le facce positive di una probabile realtà, mentre vediamo, spesso, preponderanti le parti negative di ciò che abbiamo sotto gli occhi.

Allora è anche giusto, forse, vivere in una realtà sognandone  una diversa, se non altro, questo aiuta ad accettare le delusioni e le insoddisfazioni.

Così, giorno dopo giorno, fra sogno e realtà, fra un oggi crudo e un domani sognato, dipaniamo la nostra vita.

Che cos’è dunque la vita, quella che viviamo o quella che consumiamo nell’illusione?

Succede che il protendersi verso il lontano ci faccia sfuggire le cose che abbiamo vicino, le piccole cose positive della realtà in cui ci dibattiamo speranzosi di ottenere di più. Allora il vivere non è che “passare oltre” e non vedere ciò che di buono, invece, potremmo godere con certezza.

-            -“Accontentarsi”- si dice, ma quanto è retorico anche questo!


Come possiamo accontentarci se noi stessi, per nostra natura, siamo “nati” per “divenire”? Noi “saremo”, non un “siamo” se si considera che nasciamo da Dio per ritornare a Lui perfezionati dall’avventura terrena. Quindi, potremo mai essere paghi di ciò che c’è nella nostra realtà? Potremo solo averne coscienza ed esserne anche contenti ritenendola un punto di partenza per ciò che ancora dovrà realizzarsi.

Saggio è colui che sa sognare con misura e sa accettare senza dolore la sua realtà.

Togliere all’uomo i sogni è come togliere l’acqua ai pesci;         noi si compie tutto in funzione dei nostri sogni e nel frattempo, nella speranza che si avverino, troviamo la forza di proseguire il duro cammino, come se l’illusione fosse una tenera presenza che ci tende la mano.

Togliere i sogni all’uomo è più che ucciderlo: è annullargli l’Anima.

A me piace immaginare l’Anima come un’entità autonoma accoppiata all’uomo. Questo corpo dalle belle sembianze e dal funzionamento perfetto racchiude un altro se stesso dalle stesse proporzioni e fattezze, ma dalla consistenza della luce. Poiché quest’Anima nell’uomo ci sta stretta, inquanto il corpo limita il suo espandersi, ci trasmette il suo bisogno di vedere lontano e, perciò, siamo ricchi di sogni e d’illusioni.

Che cosa saremmo noi, povera umanità, senza sogni in una realtà che, si è detto, è spesso dolorosa?

Un pugno di sogni può ridare fiducia nella vita.

Un pugno di sogni può far superare un grave momento di abbattimento.

Un pugno di sogni costa niente, perché non donarlo, perché non lasciare che tutti ne abbiano? "

Un pugno di sogni era stato donato da Luisa a Martina con quel bel cesto di profumi dell’orto, e la donna le fu grata quanto l’amica non potrà mai immaginare.


Nada Reale